sabato 30 aprile 2011

Ci sono giorni


di Rosangela Pesenti

Ci sono giorni che mi lievitano tra le mani
come se un calore insperato aprisse
solchi dorati
e pane buono fosse la mia vita
I pensieri impastano parole piane
s'incantano nei gesti lenti del cibo
che cresce il suo profumo
nella mia casa
Le mani ammorbidiscono i giorni
assottigliando ogni ruga
e ogni filo d'erba é lucido
contro il respiro del sole.

giovedì 28 aprile 2011

ULTIMO BRINDISI

di Anna Achmatova


Bevo a una casa distrutta,
alla mia vita sciagurata,
a solitudini vissute in due
e bevo anche a te:
all'inganno di labbra che tradirono,
al morto gelo dei tuoi occhi,
ad un mondo crudele e rozzo,
ad un Dio che non ci ha salvato.



martedì 26 aprile 2011

DOVE SEI ADESSO?


di  Muriel Rukeyser


Dove sei adesso?
Ti dirò tutto...
non ti nasconderò niente....

Dove sei adesso?
Se solo ci potessimo toccare,
se le nostre separate entità potessero
incastrarsi come un puzzle..........

Amore:
la felicità di combaciare perfettamente
con tutti i pezzetti di te.

E insieme il puzzle è risolto....

domenica 24 aprile 2011

SENZA TITOLO

di Mariangela Gualtieri



Sii dolce con me. Sii gentile.
E’ breve il tempo che resta. Poi
saremo scie luminosissime.
E quanta nostalgia avremo
dell’umano. Come ora ne
abbiamo dell’infinità.
Ma non avremo le mani. Non potremo
fare carezze con le mani.
E nemmeno guance da sfiorare
leggere.
Una nostalgia d’imperfetto
ci gonfierà i fotoni lucenti.
Sii dolce con me.
Maneggiami con cura.
Abbi la cautela dei cristalli
con me e anche con te.
Quello che siamo
è prezioso più dell’opera blindata nei sotterranei
e affettivo e fragile. La vita ha bisogno
di un corpo per essere e tu sii dolce
con ogni corpo. Tocca leggermente
leggermente poggia il tuo piede
e abbi cura
di ogni meccanismo di volo
di ogni guizzo e volteggio
e maturazione e radice
e scorrere d’acqua e scatto
e becchettio e schiudersi o
svanire di foglie
fino al fenomeno
della fioritura,
fino al pezzo di carne sulla tavola
che è corpo mangiabile
per il mio ardore d’essere qui.
Ringraziamo. Ogni tanto.
Sia placido questo nostro esserci –
questo essere corpi scelti
per l’incastro dei compagni
d’amore.

sabato 23 aprile 2011

Pacificazione di Maria con il Risorto

di Rainer Maria Rilke


Cosa sentirono allora, dolce
non è tra tutti i segreti
e pur sempre terrestre:
quando Egli,
un poco pallido ancora per la tomba
innanzi a lei comparve fatto lieve,
risorto in ogni punto.
Oh, a lei prima che ad altri.
Come furono essi allora,
inesprimibilmente
nel rimarginarsi l’uno all’altra.
Sì, andavano rimarginandosi:
questo accadeva.
E non era necessario
per loro fortemente sfiorarsi.
Posò lui per un istante
lieve la sua eterna ma vicina
mano sulla spalla di donna.
E cominciarono,
muti come gli alberi nella primavera,
infinitamente al tempo stesso,
questa stagione
della loro familiarità più intensa.

mercoledì 20 aprile 2011

LO TROVEREMO SI' IL NOSTRO BACIO

di Pedro Salinas


Lo troveremo, sì
il nostro bacio.
Sarà su di un letto di nubi,
di cristalli o di braci?
Sarà
fra un minuto,
o domani,
o nel secolo futuro,
o proprio all'estrema soglia dei mai?
Vivi, morti? Lo sai?
Con la tua carne e la mia,
con il mio nome ed il tuo?
O forse dovrà essere con altre labbra,
con altri nomi
e dopo secoli,
ciò che oggi vuole essere,
qui, sin da ora?
Non lo sappiamo.
Sappiamo che sarà.
Che in qualche cosa, sì, e in qualcuno
si dovrà realizzare
questo amore inventato
senza terra nè data
dove posarsi ora:
il grande amore sospeso.
E che forse, dietro
cortine di anni,
un bacio sotto cieli
che mai abbiamo visto,
sarà, senza che lo sappia
chi crederà di darlo,
trasceso alla sua gloria,
il compimento, infine,
di quel bacio impaziente
che ti vedo aspettare,
palpitante sulle labbra.
Oggi
il nostro bacio, il suo letto,
stanno nella fede soltanto.

martedì 19 aprile 2011

PIU' TERRIBILE ANCORA



di Marie Luise Kaschnitz (1901-1974)

La tua lontananza è immane
(udimmo così
di galassie in fuga)
Ma più terribile la tua vicinanza
La tua segreta presenza
I tuoi passi
Il tuo respiro
Le tue parole sussurrate
Il tuo grido d’aiuto.

lunedì 18 aprile 2011

Se mi stacco da te, mi strappo tutto


di Edoardo Sanguineti

se mi stacco da te, mi strappo tutto:
ma il mio meglio (o il mio peggio)
ti rimane attaccato, appiccicoso, come un miele, una colla, un olio denso:
ritorno in me, quando ritorno in te: (e mi ritrovo i pollici e i polmoni):
tra poco atterro a Madrid:
(in coda qui all'aereo, selezionati miei connazionali,
gente d'affari, dicono numeri e numeri, mentre bevono e fumano, eccitati,
agitatamente ridendo):
vivo ancora per te, se vivo ancora:

domenica 17 aprile 2011

MADRIGALE

di Nilo Risi
 
Ho fatto un pieno di versi
per la traversata dei deserti
dell'amore, là dove il viaggiare
più comporta dei rischi, dove
occorre tenere gli occhi bene aperti
perchè non sempre regge il cuore
 
A malapena si conserva un viso
se il tempo ingoia il resto;
con un ritratto appeso non si va
molto lontano, a meno che un sorriso
una figura non venga a divorarti
con dolcezza, un modo ancora
per stare con la vita.
(1993)

venerdì 15 aprile 2011

CANDELE

di Kostantinos  Kavafis


Stanno i giorni futuri innanzi a noi
come una fila di candele accese,
dorate, calde, e vivide.

Restano indietro i giorni del passato,
penosa riga di candele spente:
le più vicine danno fumo ancora,
fredde, disfatte, e storte.

Non le voglio vedere: m'accora il loro aspetto,
la memoria m'accora del loro antico lume.
E guardo avanti le candele accese.

Non mi voglio voltare, ch'io non scorga, in un brivido,
come s'allunga presto la tenebrosa riga,
come crescono presto le mie candele spente


giovedì 14 aprile 2011

SOTTO I COLPI

di Nelo Risi


C'è gente che ci passa la vita

che smania di ferire:

dov'è il tallone gridano dov'è il tallone,

quasi con metodo

sordi applicati caparbi.

Sapessero

che disarmato è il cuore

dove più la corazza è alta

tutta borchie e lastre,

e come sotto è tenero l'istrice.

lunedì 11 aprile 2011

SE TUTTO CIO' CHE CRESCE E BRUCIA E' BRACE
di Valerio Magrelli

Se tutto ciò che cresce e brucia è brace,
l’amore è visione del rogo.
Pensa all’estate,
che nasce dissanguandosi
in una sorridente emorragia di luce.
Ciò che ti è caro muore, ciò che muore
ti è caro, se qualcosa ti è caro, è
perché muore. Ed ecco il corollario:
"Ciò che ti è caro, è solo la sua morte".
È sera, nella stanza dei miei figli.
Disteso accanto a loro, li ascolto cinguettare.
Un bosco al buio. Posano
sui miei rami il peso caldo e vivo della voce,
un peso-volo trepidante.
O devo credere che siano soltanto le punte
incandescenti di un fuoco mezzo spento,
crollato, mezzo freddo, di un tizzone
già nero e muto, già muto
mezzo morto?

IL COMMENTO DELL’AUTORE
Questa poesia nasce dal terrore che accompagna ogni felicità, dalla sensazione della sua spaventosa vulnerabilità.

domenica 10 aprile 2011

AMORE (Kärlek)

di Edith Irene Sodergran

La mia anima era un abito azzurro colore del cielo;
l’ho lasciato su uno scoglio, sul mare
e sono venuta da te, e somigliavo a una donna.
E come una donna mi sono seduta alla tua tavola
e ho bevuto una coppa di vino, e respirato il profumo delle rose.
Hai detto che ero bella, che somigliavo
a qualcosa che avevi visto in sogno.
Ho dimenticato tutto, la mia infanzia e la mia patria,
sapevo solo che le tue lusinghe mi tenevano prigioniera.
E tu, ridendo, hai preso uno specchio e mi hai detto di guardarmi.
Ho visto che le mie spalle erano fatte di stoffa
e si stavano sbriciolando,
ho visto che la mia bellezza era malata,
e che desiderava solo una cosa: sparire.
Oh, tienimi stretta tra le tue braccia,
che io non abbia più bisogno
di niente.


NIENTE

di Edith Irene Sodergran


Calma, bambino mio: qui non c'è niente.
Tutto è come lo vedi: il bosco, il fumo,
la fuga dei binari.
Laggiù, da qualche parte, in terre lontane
ci sono un cielo più azzurro, e rose sul muro,
o una palma, o un vento più caldo.
E questo è tutto.
Nient'altro che la neve, sui rami dell'abete.


Niente da baciare con una calda
bocca che, come tutte, col tempo si raffredda.
Tu dici, figlio mio, che hai un cuore forte,
che peggio che morire è vivere inutilmente.
Di morte, parli? Non lo senti, lo schifo
della sua veste? Niente fa ribrezzo
come la morte cercata. Impariamo ad amare
le lunghe ore malate dell'esistenza,
gli angusti anni di smania,
quanto i brevi momenti in cui il deserto fiorisce.

LE STELLE

di Edith Irene Sodergran


Quando viene la notte,
io sto sulla scala e ascolto,
le stelle sciamano in giardino
ed io sto nel buio.
Senti, una stella è caduta risuonando!
...Non andare a piedi nudi sull'erba;
il mio giardino è pieno di schegge.

NATURA MORTA

Natura morta
di Donatella Bisutti
Fuori nevica.
Una brocca
sul tavolo ha rosse trasparenze.
Sbucci piano la mela.
Ti tenta l'avventura
di quella buccia lucida
che avvolge
la luce della stanza.
Ogni oggetto
ha una sua consistenza inutile,
così rassicurante,
Il piatto dì lucida ceramica
se l'inclini
riflette un cielo nitido
di calce bianca.

LA MORTE E' UN FIORE

di Paul Celan


La morte è un fiore che una sola volta
fiorisce
ma fiorisce come nient’altro fiorisce
fiorisce appena lo vuole,
non fiorisce nel tempo,
essa viene, una grande falena
che adorna steli cedevoli
tu lasciami essere uno stelo
così forte che la rallegri.

sabato 9 aprile 2011

8 dicembre

di Roland Barthes


Lutto: non annientamento, blocco (ciò che supporrebbe qualcosa di "riempito"), ma una disponibilità dolorosa: sono in allerta, aspettando, spiando la venuta di un "senso di vita".


AVVINCONO AL TORMENTO DUE CORDE...

di Jozsef  Attila


Avvincono al tormento due corde,
ne sono stretto da ogni parte:
il nodo non trovo che dovrei con uno strappo
disfare. E soffro, e non vi sarà grazia:
perchè se sorge a liberarmi un uomo,
uno identico a me si assumerà
per sè il dolore, tutto, senza fine.

TENEREZZA

di Vinicius De Moraes


Io ti chiedo perdono di amarti all'improvviso
Benché il mio amore sia una vecchia canzone alle tue orecchie,
Delle ore passate all'ombra dei tuoi gesti
Bevendo nella tua bocca il profumo dei sorrisi
Delle notti che vissi ninnato
Dalla grazia ineffabile dei tuoi passi eternamente in fuga
Porto la dolcezza di coloro che accettano malinconicamente.
E posso dirti che il grande affetto che ti lascio
Non porta l'esasperazione delle lacrime ne il fascino delle promesse
Ne le misteriose parole dei veli dell'anima...
È una calma, una dolcezza, un traboccare di carezze
E richiede solo che tu riposi quieta, molto quieta
E lasci che le mani ardenti della notte incontrino senza fatalità lo
sguardo estatico dell'aurora.


venerdì 8 aprile 2011

SFOGLIA I TUOI RICORDI

di Adam Zagajewski


Sfoglia i tuoi ricordi
cuci per loro una coperta di stoffa.
Scosta le tende e cambia l'aria.
Sii per loro cordiale, leggero.
Questi ricordi sono tuoi.
Pensaci mentre nuoti
nel mare dei Sargassi della memoria
e l'erba marina crescendo ti cuce la bocca.
Questi ricordi sono tuoi,
non li dimenticherai fino alla fine


SCELTE

di Abilio Estevez

Scegliere una porta significa non aprirne altre.
Un piacere presuppone che molti piaceri non verranno
vissuti, così come ogni tristezza dispensa da tante tristezze.
L'amante che porti a letto è uno tra tutti quelli possibili.
La parola per cui opti impedisce l'uso di un numero
indefinito di parole.
Visiti un luogo perchè altri luoghi restino ad aspettarti.
Solo il giorno che sorge per la tua morte è un giorno
qualsiasi, una casualità.
 

HO SENTITO FISCHIARE IL TRENO

di Richard Antony


Ho pensato che sarebbe stato meglio
lasciarci senza un addio
che non avrei avuto il cuore di rivederti
ma sento fischiare il treno
ed è triste un treno che fischia nella sera.
Ero sul punto di correre verso te,
ero sul punto di urlare verso te:
è una pena che ho potuto trattenere,
che è lontano dove te ne vai.
Ma io sento fischiare il treno
ed è triste un treno che fischia nella sera.
Ti posso immaginare tutta sola, abbandonata
sul marciapiede nella folla degli arrivederci.
E sento fischiare il treno
Non avrai mai il tempo per ritornare
ho pensato che sarebbe stato meglio
lasciarci senza un addio.
Ma io penso che ora che tutto è finito
sentirò fischiare il treno per tutta la vita.