lunedì 25 aprile 2016

CIRCE

di Giorgio Vigolo

E chissà che questa non sia la morte.
Pallide strade perdonsi nell’erba
stridula al vento della sera fredda;
alberi non vedo né casolari
ma solo il circo dei monti deserti
che orla ancora un tramontato sole.

A mano a mano che inoltro mi spoglio
d’umanità nel desolato vespero;
i prati, il cielo mi vuotano l’anima
e mi sento lentamente svenare
dalla solitudine che m’assorbe.

Non resisti alla gran forza dei monti
che ti si bevono come una pioggia
e i ricordi scendono sotto terra,
che nome avevi adesso non sai più.

Tremendi, i colori della campagna
quando consumano i tuoi sensi umani
e a poco a poco ti mutano in terra,
quando ti fanno diventare prato,
distesa d’acque, orrore di pietraia.

E non ti puoi più alzare in piedi e correre
e chiamare.
Solitudine, hai vinto.



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