lunedì 25 aprile 2016

TANTO APRILE IN OTTOBRE

di Jorge Riechmann



1

Tanto dolore scritto in questo corpo.
Tanta luce annegata in questi occhi chiari.
La rosa è senza fine perché
                                      – lo sapevi.
Il dolore non ha mai uno scopo.

2

All’ospedale il tempo è un altro tempo.
Segue regole distinte:
latte caldo alle quattro e alle undici,
colazione alle nove,
tante medicine in vasetti di plastica,
misurare la pressione al mattino e alla sera,
visita dei dottori più o meno alle dieci,
il pranzo all’una, così presto…
Ciò che svanisce è l’impazienza.
La camera è un vagone ferroviario
e il treno non sarà a destinazione
prima di tre settimane.
Un visitatore ha osservato
che Madrid vista da questo decimo piano
è un olio di Antonio Lopez.

3

Dopo il mitoxantrone
orini azzurro.
Vicino agonizza un giovane
al quale hanno segato la gamba fino all’anca:
amputata pesava trentacinque chili,
più che il resto del suo corpo adesso.
Un mesmetizzatore lo ipnotizza
perché non voglia morire
però muore.
Tu orini un azzurro
contiguo a quell’agonia.

4

Queste malattie si portano via molte cose.
Ciò che rimane
provo a chiamarlo essenziale.
Per esempio: sei viva. Ti amo.

5

Il caffellatte costa ottanta pesetas.
Il succo d’arancia naturale, duecento.
Un litro e mezzo d’acqua
minerale costa centoventicinque.
La cura – che paga
il Servizio Sanitario Nazionale – da sei a otto milioni.

6

A volte ho pensato ch’eri già morta
e io vivevo una vita senza te,
forse con un’altra donna.

La libertà di un dolore.
M’immagino a rileggere i tuoi quaderni
scritti con quella grafia che giudicavi così brutta.

E allora capisco che quella vita
è un pozzo secco che in realtà non immagino
e non avrebbe a che vedere niente con me,
niente.

7

In piedi dietro di te
ti cingo la vita con le braccia
mentre ti pieghi per lavarti il viso
(questa mattina sei svenuta
e sei tornata in te con un minuto di terrore
sulla lingua).
Ti sostengo perché tu non cada,
la mia carne stretta alla tua carne.

Mentre stiamo così
penso a quante volte siamo stati così
ma la mia carne dentro la tua carne
ma la tua carne avvolgendo la mia carne.

E d’un tratto sei tu che mi sostieni
perché io non cada.

8

Sogni
che bruciano un cavallo da dentro

e il giorno dopo inizia la febbre.

9

Il tonico per il viso e la crema idratante
anche con trentanove gradi.
Anche quando questo rappresenta più lavoro
di quello del giorno in cui più hai lavorato in vita tua.
Tutto questo lavoro
per salvare la freschezza della pelle

salvare la vita e il mondo
che oggi dipendono dalla freschezza della pelle.

10

Un arcipelago di piccole stelle di sangue
sulle cosce.
Hai solo dodicimila piastrine oggi.
Han battezzato le tue stelline petecchie.

11

Sei sacra
La tua orina puzza
sei sacra
Ti cadono i bei capelli neri
sei sacra
Le gambe non ti sostengono
sei sacra
Le ferite non cicatrizzano
sei sacra
Senza morfina non sopporti le piaghe della bocca
sei sacra
sei sacra
e per questo domani scende la febbre
scende la febbre azzurra
inizia il giorno della tua restituzione.

12

È passata, è passata, e restano soltanto
i ragazzini che cavalcano le loro mountain-bikes nello spiazzo
– oltre il parcheggio, così piccoli
dal decimo piano –
e quella goccia di sangue sulle stoviglie di plastica.


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