di Lars Gustafsson
La prima riga solitaria.
Il primo verso solitario sulla carta.
Recano sempre una promessa. La più grande.
E i colori ritornano, uno dopo l'altro,
come in un'alba nel mese di giugno,
e prensono i loro posti senza indugio o dubbio.
Le cose sono così abili:
insieme ricordano i loro colori
dopo tutta la lunga notte.
Ed ecco un grido. Un chiurlo maggiore,
e là una cicogna.
Suoni di uccelli, suoni di acque.
Abitano in questa primissima cosa
ma troppo lontano per sapere.
Presso di loro l'attimo luminoso.
Il resto per lo più fastidio. Conferenze
dove tutti all'unisono testimoniano
su quanto tutti siano unici.
Impara a tenere i tuoi occhi lontani
dal telegrafo della Borsa. Ah queste strisce
buone soltanto da incollare sugli occhi delle mummie!
Quando il tempo cambia pelle (Perchè il tempo
è un serpente!)
i grandi poeti si rattrappiscono in foglie brune
trasportate da qualche fiume notturno verso la prossima curva.
E al di là di quella c'è una potente cascata.
Ah, penna stanca, mano stanca, torna indietro adesso
alla prima luce, alla voce degli uccelli sull'acqua,
indietro quell'attimo prima!
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